Antonia Bufi. Infintie Space
Venerdi 13 maggio 19,00 22,00
Via largo castello,7 Bisceglie
Infintie Space personale dell artista poliedrica Antonia Bufi
in collaborazione con l'associazione culturale "Spazio Libero"
Ingresso libero
INFINITE SPACE
Tutto tolto,cancellato,negato.Il lavoro di Antonia Bufi si fonda su una "messa in scena" dell'archetipo quotidiano :in questa zona franca dell' l'immaginario, l'artista opera su un recupero di "immagini standard" immensamente potenti a più livelli di "discorso", che hanno un imprinting sulla nostra "percezione affettiva" o ,su un registro più alto ,assumono l'istanza irriduciblie di una sacra reliquia esistenziale.La memoria (Che può essere collettiva o personale) e scandagliata,scavata,ridotta all'osso o meglio dissossata. Il gioco di seduzione del suo linguaggio attiva i principiattivi del rimosso.Le scene rappresentate nella serie "Infinite space" sono scene di vita al mare,oppure uomini a cavallo della loro bicicletta,ragazzi seduti,bambini che giocano ,bambini che piangono,anziane che aspettano:sono come vecchie polaroid,smangiate dal tempo,ricordi sottratti o vissuti, ciò non importa perchè è proprio qui ,al confine fra personale e collettivo, che opera la Bufi, incidendo un solco metaforico fra identità e sociale,fra personale e collettivo,fra memoria e appropriazione.Cosa è una vita senza volto,cosa è un ricordo senza identità ?La sottrazione,la cancellatura attraverso il linguaggio della sua pittura, radicalizza una condizione di universalità:il dettaglio,il particolare è molte volte inadeguato all'archetipo,esso non ha bisogno sostanzialmente di contestualizzazione,ne fa volentieri a meno. Anzi più "l'immagine -archetipo" è sfoltita,più si radicalizza,più diventa forte potente,come un simbolo.Da qui i volti cancellati,le strade rimosse,le mani e a volte i piedi delle persone ritratte appena abbozzate.E poi fondalmentamente nei lavori della Bufi non esiste un vero e proprio contesto:non c'è descrizione d'ambiente,non c'è descrizione d'interni,i personaggi siedono su panchine inesistenti o sostano, nel più beato nulla. È la maledizione dell'io,non c'è identità ed il tutto intorno è un vuoto quasi Zen. La sua pittura è sapientemente dosata,sfoltita dal sovraccarico narrativo,raffinatamente concentrata sull'essenza lirica della rappresentazione. È muna pittura che non concede imbelettamenti di sorta:tutto è flebile,incerto,sul punto di fondersi nel vuoto attorno.Su questo incontro tra fondo (vuoto) e figura che si percepisce l'intima essenza poetica della sua pittura, immolata sul ciglio di un burrone voraginoso, ad un passo dallo svanimento.