“Marinaia”, favolistica visual art.
“Marinaia”,
favolistica visual art.
Sabato 7 maggio è stata inaugurata, presso il centro artistico-culturale Mariarte,
la personale “Marinaia”di Marina Mancuso.
La mostra si compone di 18 opere: 12 su tela realizzate con colori acrilici o ad
olio e 6 disegni, alcune delle quali hanno illustrato il libro “Le fiabe
mobili” di Silvia Mobile edito da Tempesta Editore. Un filone fantasy che l’artista ha sempre
coltivato accanto ad altri, sia astratti che figurativi, e che ha trovato la
sua piena espressione nel mixed media,
ovvero nell’accostamento di differenti
arti visive come la pittura, il collage e l’innesto di elementi tridimensionali
(charms,
pupazzetti , ecc.) strizzando
l’occhio a correnti come il dadaismo e il pop surrealismo. Un
approdo del tutto fortuito, avvenuto quando la figlia correndo per casa ha
urtato un tavolo da lavoro e ha fatto cadere disegni e oggetti vari. Quello che
poteva sembrare un disastro, in
realtà, aveva dato vita, ad una nuova
ispirazione, infondo come scriveva Paul Claudel “Il disordine è la delizia dell’immaginazione”.
I soggetti, quando non partoriti dalla fervida mente della Mancuso, sono tratti
dalle fiabe più classiche o da opere già esistenti (es. “La dama con l’unicorno”di Raffaello) rivisitati
o reinterpretati in chiave moderna: Cappuccetto
Rosso è stanca di recitare la parte
della bambina ingenua, così come il lupo quella del cattivo, e diventano amici;
Cenerentola vuole svecchiare la sua
favola avvicinandosi al mondo della tecnologia con l’aiuto delle sue amiche
principesse e del nano Cucciolo; il Gatto
con gli stivali è una ragazza estrosa
con seducenti tacchi a spillo e i boschi
incantati, solitamente descritti come paurosi luoghi di perdizione diventano,
rigogliosi, verdissimi e ricchi di
fiori. Un’arte ludica e ironica, affatto ingenua, che manifesta un sapiente utilizzo della
tecnica, d’altronde anche Picasso al culmine della sua fama disse “Ci ho messo
una vita per diventare giovane”. Non c’è spazio per l’approssimazione,
l’artista sceglie il figurativo, il cromatismo è vario e deciso, i ritagli di giornale e gli oggetti, disposti apparentemente in modo casuale, si
inseriscono perfettamente nell’immagine. Un’espressione artistica rischiosa,
per la possibilità di sfociare nella sovrabbondanza e nello straniamento, che si
risolve in un’allegoria armonica e coinvolgente, mai
angosciante, in un mondo fantastico e onirico nel quale il fruitore si
immerge ritrovando funambolici pensieri
e ricordi d’infanzia. La Mancuso gioca con l’arte, il tripudio di colori e i
voli pindarici tra senso /non-senso liberano dalle convenzioni sociali il fanciullino che è in noi senza
l’aggressività della denuncia e degli stereotipi pedagogici ma perseguendo solo la strada dell’immaginazione e della meraviglia.
“È dentro noi un fanciullino … Ma quindi noi cresciamo, ed
egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi
tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la
voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di
campanello.” (G.Pascoli)
Marina Mancuso
nasce a Lecce nel 1970. Dopo avere frequentato l’Istituto Statale d’Arte di
Lecce si trasferisce a Roma, poi a L’Aquila dove consegue la Laurea in pittura
all’Accademia di Belle Arti. Dal ’90 al ’95 collabora al progetto IDEOLOGIA e
NATURA con l’artista di fama internazionale Fabio Mauri. Installazioni e
performance prima a Roma, Firenze, Milano, Venezia, poi all’estero a Londra,
Parigi, Dusseldorf, Locarno, ecc. Mostra
personale "C'era una volta Marinaia" presso L’Hula hoop di Roma nel 2015, Fiera di
Reggio Emilia 2015, Fiera di Forlì 2016. Collaborazione con la galleria "Collection
art GALLERY "di Ancona.
Ilaria Teofilo