I PESCI NON PORTANO FUCILI DI ALFREDO PIRRI
a cura di Antonio Castellana
Arte come attivismo e impegno sociale. Contro la società dormiente e attraversando, tra “Passi” e cianotipie, trent'anni di luminoso lavoro. Al Macro Testaccio
Al Macro Testaccio di Roma fino al 4 giugno la prima antologica dedicata all’artista Alfrdo Pirri con la mostra “I pesci non portano fucili” a cura di Benedetta Carpi De Resmini e Ludovico Pratesi. L’universo artistico di Alfredo Pirri è una società che va ridestata, risvegliata con l��avvento di un ipotetico Dio risolutore tendente al gioco psicologico dell’introspezione, suo e della realtà, per dedicarsi alla sottile analisi del segno e del colore. Questo è il mondo colto e ricercato di Alfredo Pirri per concepire il surreale titolo del suo ultimo progetto espositivo. L’artista affida le proprie sensazioni visive ad un’arte decisamente accattivante rapportate al senso compiuto della ragione. Sia che si tratti di dipinti o sculture, l’artista conferisce alle scene descritte un’arte caratterizzata dall’esaltazione della forma e del colore. Alfredo Pirri, da oltre quarant’anni, dipinge cogliendo sempre nuovi spunti e proponendo un’arte innovativa con una ricerca che non si esaurisce alla pura descrizione scenica ma va alla ricerca di nuove soluzioni formali. L’apoteosi di un sogno che rivive sempre nel proprio subconscio fanno sempre da sfondo alle sue rappresentazioni. La sperimentazione non si esaurisce nei soggetti rappresentati, le sue ultime opere si rifanno ad una pittura di tipo astratto con evocazioni del passato per sondare nuove proposte soprattutto per esaltare il colore e la forma. La mostra ha due intenti principali, presentare al pubblico il nuovo, vasto progetto dell'artista, e mettere in luce la costante di quarant'anni di ricerca artistica: la capacità di utilizzare le opere d'arte come occasione per generare relazioni umane.
La sua documentazione artistica è mutata infatti nel tempo, dagli anni Sessanta a oggi. In ciascuno di questi passi evolutivi l'artista ha agito sempre tenendo costante l'attenzione al futuro. Il soggetto ricorrente del suo lavoro è la luce nelle sue manifestazioni più semplici e più gioiose ma senza nostalgie verso un tempo passato e accettando invece le innovazioni tecnologiche che i tempi nuovi portano con sé. Le opere di Alfredo Pirri appaiono giocose, amabili, e adatte a qualsiasi tipo di pubblico; nonostante questo, a un secondo livello di lettura, esse risultano sempre connotate da un forte desiderio di sviluppare le relazioni umane e da un impegno sociale che si traduce nell'affrontare temi generali che non sono lontani e prettamente teorici, ma che anzi caratterizzano da vicino l'esistenza quotidiana di ciascuno.L’artista si è cimentato con successo in diversi ambiti creativi dalla pittura alla scultura, dal video alla performance all’architettura sempre tenendo presente il valore della luce come elemento fondante della sua poetica artistica insieme ad un’interpretazione formale, quasi solida, dello spazio. Le 144 stampe, caratterizzate da intense variazioni cromatiche di blu, realizzate durante i mesi passati alla Fondazione Nomas sono il perfetto biglietto di presentazione di una mostra tutta giocata sulle corde di una coinvolgente perfezione formale e concettuale in cui il colore e la luce sono, appunto, il filo condutture che lega fra di loro tutti e cinquanta i lavori. Al Macro Testaccio Pirri ha ricostruito quel paesaggio con le opere disposte secondo un preciso ordine narrativo come lo aveva concepito per la galleria di Tucci Russo. Ricorda l'artista con Angelandreina Rorro nel libro Passi 2003-2012 : "C’erano tre tipologie di opere. Nel piano basso della galleria, lungo le pareti, i frottage a olio su tela che avvolgevano l’ambiente quasi per intero; nello stesso spazio e in modo sparso, disordinato, delle grandi opere tridimensionali disposte orizzontalmente come fossero coricate. Al piano superiore, in un ambiente modificato per creare una divisione netta fra la zona per le opere e quella per gli spettatori, cinque Squadre plastiche, ognuna saturata cromaticamente verso il nero, mentre il colore proprio era percettibile grazie al riflesso di colore puro sulla parete”. La Stanza di Penna (1992-1998) è invece un’opera intima che trae la sua ispirazione dal sofisticato mondo letterario delle poesie di Sandro Penna (Perugia 1906 - Roma 1977) e che l’artista ha esposto per la prima volta nel 1999 al Palazzo delle Papesse di Siena. "Cento copertine di libri di dimensioni ridotte, realizzate in cartone rivestito di pergamena di vitellino bianca, portano all’interno due risvolti dipinti. le copertine sono poggiate a terra in un ambiente completamento dipinto di grigio; la composizione suggerisce la forma di una città vista dall’alto in una penombra tardo-pomeridiana, con riverberi di pittura che, rimbalzando sulla superficie biancastra della pergamena, realizzano una bolla cromatica che riempie di sé l’atmosfera. Unica fonte d’illuminazione è una lampadina in una piccolissima campana di cristallo che pende dal soffitto. L’opera nasce da una suggestione ricevuta dall’immagine della casa di Penna nel film Umano non Umano di Mario Schifano, dove si vede lo scrittore circondato da libri e quadri sparsi ovunque per terra. Da qui l’idea di realizzare una biblioteca dedicata alla poesia italiana contemporanea che ne porti il nome. Una biblioteca caotica, senza ordine alcuno e senza la possibilità di distinguere un libri dall’altro. L’opera era stata concepita come l’introduzione, il primo passo per la realizzazione di questa biblioteca”, ricorda ancora Pirri. Acque (2007) e Arie (2007) sono opere leggere e luminose che l’artista ha concepito all’interno di un programma di "Arte e medicina” a cui è stato chiamato a collaborare da Marina Engel nel 2007 per l’ospedale romano di Santo Spirito in Sassia. Questi lavori, esteticamente decisamente appaganti e intrisi di un afflato spirituale, tutti insieme costituivano, all’interno del reparto di terapia intensiva del nosocomio, una sorta di "narrazione astratta” e consistevano in un fregio che correva in alto lungo i quattro muri. Il lavoro era costituito da 21 teche in cui degli elementi ad acquarello si alternavano a delle composizioni realizzate con piume d’oca, resina e pigmento. L’acquerello è la tecnica perfetta per evocare l’elemento liquido mentre le piume d’oca la leggerezza dell’elemento aria, i due elementi fondanti della vita. "I pesci non portano fucili” è una poetica e intensa dichiarazione d’amore per il fare arte, in cui la ricerca si fonde e si compenetra con l’attivismo politico e l’impegno sociale. Attraversare gli ambienti costruiti da Pirri all’interno del padiglione A del Macro Testaccio è certamente un’esperienza affascinante ma, soprattutto, straniante e destabilizzante grazie alla potenza delle opere che in questo caso sono veri e propri "dispositivi di senso” ovvero strumenti per guardare alla realtà in maniera non convenzionale.
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orario: da martedì a domenica ore 14.00-20.00 La biglietteria chiude 30 minuti prima
(possono variare, verificare sempre via telefono) | |
biglietti: Intero: € 6,00 - Ridotto: € 5,00 Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza): - Intero: € 5,00 - Ridotto: € 4,00
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patrocini: promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e organizzata in collaborazione con le gallerie Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea ed Eduardo Secci Contemporary.
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genere: arte contemporanea, personale
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