Pistoia – Dialoghi sull’uomo Pistoia –
Comunicato
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Pistoia – Dialoghi
sull’uomo
ottava edizione: 26-27-28 maggio 2017
Dopo il successo della scorsa edizione con
20.000 presenze, si terrà da venerdì 26 a domenica 28 maggio l’ottava edizione
di Pistoia
– Dialoghi sull’uomo, festival di antropologia del
contemporaneo promosso dalla Fondazione
Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli (www.dialoghisulluomo.it).
“La cultura ci rende umani. Movimenti, diversità e scambi” è il tema del 2017, che
richiama la nomina della città toscana a Capitale Italiana della Cultura: un
anno speciale, che il festival festeggia con 25 incontri di profilo
internazionale, rivolti a un pubblico intergenerazionale, sempre alla ricerca
di nuovi strumenti per comprendere la realtà di oggi.
«La declinazione
plurale del concetto di cultura rappresenta non solo la principale acquisizione
teorica dell’antropologia culturale, ma anche una delle grandi rivoluzioni
conoscitive del Novecento» dichiara Giulia Cogoli «La messa a fuoco del
concetto antropologico di cultura ha di fatto aperto la strada alla decostruzione
della nozione di razza, permettendoci di guardare all’intera umanità da una
prospettiva unitaria».
I Dialoghi offrono da otto anni un nuovo
modo di fare approfondimento culturale, sia per il taglio antropologico che per
primi hanno adottato, sia per la produzione di contenuti culturali. L’impegno
costante ha permesso di offrire al pubblico in questi oltre 200 appuntamenti
culturali con 215 relatori italiani e internazionali, un progetto di
divulgazione antropologica per le scuole che ha raggiunto circa 15.000
studenti, quattro grandi mostre fotografiche, una serie di libri edita da UTET,
un vasto archivio di registrazioni audio e video disponibili sul sito del
festival – da quest’anno mobile friendly
e totalmente rinnovato nella veste grafica.
Novità di questa edizione è
la nascita del Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo,
conferito a una figura del mondo culturale che con il proprio pensiero e la
propria opera abbia testimoniato la centralità del dialogo per lo sviluppo
delle relazioni umane. Vincitore di questa prima edizione è l’autore israeliano
David Grossman. Sabato 27 in piazza
del Duomo Grossman, in un dialogo con lo scrittore Paolo Di Paolo, racconta del suo lavoro letterario e del suo
costante impegno nella ricerca di una soluzione pacifica della questione
mediorientale. «La voglia di distruzione è grande. C’è una tentazione di
intensificare lo scontro, ma io so che solo il dialogo ha la capacità di
cambiare la gente» afferma Grossman «E il libro è dialogo, è il potere del
dialogo».
Gli incontri
venerdì 26
Apre il festival la lezione inaugurale “Cieli
d’Europa. Cultura, creatività, uguaglianza” di Salvatore Settis. Le distruzioni intenzionali di opere d’arte,
l’incuria che affligge monumenti e paesaggi, il declino delle città storiche e
il diffondersi dei ghetti urbani sono segnali di una crisi che non è solo
economica e politica, ma culturale. L’esercizio creativo del pensiero critico è
la sola cosa che può consentirci di comprendere i processi in corso oggi nel
mondo: questa è la tesi proposta da Settis anche nel volume Cieli d’Europa, edito da UTET per la
serie dei libri Dialoghi sull’uomo a
fine maggio.
Il fisico del CERN Guido Tonelli, uno dei protagonisti della scoperta del bosone di
Higgs, ci parla
dell’importanza della cultura e ricerca
scientifica e delle nuove sfide che la scienza sta affrontando a
partire dallo studio dalle nostre origini. Fare
un viaggio all’indietro nel tempo verso il “non-luogo” da cui è nato il tutto è
utile per cercare di capire quella singolarità che ha dato origine alla
meraviglia che ci circonda e per raccogliere indizi sulla sua fine.
Partendo dalla sua personale esperienza di
allievo del poeta Biagio Marin e poi di insegnante, lo scrittore Claudio Magris affronta il tema dello
speciale rapporto che intercorre tra maestro e allievo e che fin dall’antichità
– come dimostrano i grandi esempi della letteratura – ha permesso la
trasmissione di conoscenza e il riconoscimento tra le due figure.
sabato
27
A tavola siamo tutti mescolati almeno da
qualche millennio: lo dimostra la storia delle culture e delle colture
mediterranee, alimentata da continui scambi. La gastronomia è frutto di
migrazioni, mescolanze e prestiti, osservano gli antropologi Elisabetta Moro e Marino Niola. In questo scenario la dieta mediterranea rappresenta
una ricetta per vivere e mangiare insieme, fatta soprattutto di valori etici e
sociali: una prova generale dell’umanità di domani.
Lo scrittore Edoardo Albinati, che da oltre vent’anni insegna nel penitenziario
di Rebibbia, è testimone di come la cultura possa intervenire in situazioni di
degrado sociale, creando una diversa consapevolezza e l’apertura di nuove possibilità.
Questo è il senso del fare lezione in una situazione di emergenza, che poi è
quella dell’intera scuola italiana.
A cosa serve la cultura oggi? Risponde a
questo interrogativo la filosofa Michela
Marzano: la cultura è il solo antidoto quando si affievolisce la capacità
critica e ci si appiattisce sulle ideologie dominanti. Avere capacità critica
significa anche avere il coraggio di pensare in maniera autonoma, senza cedere
ai processi globali che “producono cultura”, esattamente come si producono le
merci.
L’epoca digitale nella quale viviamo sembra
stia sostituendo alla fotografia l’immagine, più superficiale e meno
necessaria. Gianni Berengo Gardin,
maestro della fotografia italiana, riflette su quale sia il senso del lavoro del
fotografo oggi, in un dialogo con l’editore e curatore Roberto Koch: si avverte più che mai la necessità di un tempo
lento, approfondito, diverso da quello tumultuoso che porta a realizzare scatti
a valanga, a riempire i social di selfie, a guardare e dimenticare
immediatamente migliaia di immagini.
Secondo lo storico francese Serge Gruzinski è la storia, più che la
cultura, a renderci umani. Ma quale storia? Quella globale, delle migrazioni e
spostamenti fra i continenti, la storia dei meticciati e delle contaminazioni
di idee, di cose, di tecnologie e di religioni: una storia in grado di far
dialogare criticamente passato e presente.
“Si nasce o si diventa? Come orientarsi tra
generi e identità” è il titolo dell’incontro dello psichiatra e psicanalista Vittorio Lingiardi. L’orientamento sessuale è figlio dell’educazione e delle
interazioni sociali, il risultato di peculiari relazioni primarie, conseguenza
di un’esperienza traumatica, o dipende da geni e ormoni? È una domanda
sbagliata secondo Lingiardi, perché determinata da pregiudizi che fanno
dimenticare come la vita sia, in realtà, fatta di sfumature.
La tendenza della natura umana al fanatismo
scatena il contrarsi del sapere sul passato in un credo univoco e trasforma i
dati relativi della storia in assoluti ideologici, in un’ansia di purificazione
della loro molteplicità, ambiguità, ibridità. La verità è che l’Occidente
sembra non avere più passato, afferma Silvia
Ronchey, ma come scriveva George Orwell, chi controlla il passato,
controlla il presente.
La cultura si è rivelata nella storia
dell’uomo uno straordinario strumento di evoluzione, ma quali sono i suoi
limiti? Fino a che punto è lecito per l’essere umano trasformare la biologia e
l’ambiente in cui è immerso? L’antropologo Adriano
Favole rammenta come il mito di Prometeo metteva in guardia sui rischi
della hybris, dell’arroganza delle
tecniche: si tratta di un tema oggi molto attuale, per esempio nel campo delle
leggi che regolano la vita del nostro pianeta, al punto da trasformare il suo
clima, o delle tecnologie genetiche.
L’antropologo Marco Aime e il genetista Guido
Barbujani dialogano sui processi dell’evoluzione umana. Il lungo cammino
degli umani, i loro continui spostamenti, gli incontri, gli scambi hanno
portato a una mescolanza genetica e culturale tale che non esistono più razze o
culture pure, contrariamente a quanto vogliono far credere costruzioni
identitarie che rievocano il mito della purezza.
domenica
28
“Cultura e scuola: sinonimi o contrari?” è il
titolo dell’incontro della scrittrice Paola
Mastrocola, che si interroga sulle parole della “nuova scuola” – percorsi
formativi, piano per la scuola digitale, certificazione delle competenze,
alternanza scuola-lavoro… – chiedendosi se esse hanno ancora a che fare con
l’idea classica di “cultura”. Che cosa vogliamo salvare o buttare, e in nome di
quale modernità?
L’antropologo francese Jean-Loup Amselle indaga il destino del format “museo” come forma
di narrazione culturale, partendo dal Louvre di Abu Dhabi di prossima apertura.
Il primo museo universale del XXI secolo nel mondo arabo, concepito come
prodotto artistico secondo il modello occidentale, dovrà dialogare con le opere
che vi saranno esposte. Questo nuovo rapporto che si viene a creare tra
“contenitore” e “contenuto”, appartenenti a due culture differenti, è un
inedito problema dell’epoca contemporanea.
La cultura è intrattenimento, istruzione,
strumento di promozione personale e sociale, ma è anche un business. Donald Sassoon, massimo storico dei
processi culturali, guida il pubblico in un viaggio attraverso i velocissimi
cambiamenti dei consumi culturali degli ultimi due secoli, in cui il sapere è
diventato prodotto di massa.
Una delle massime esperte di antropologia
culturale, Amalia Signorelli, declina
il concetto di “cultura popolare” nelle sue espressioni più attuali: la cultura
televisiva, la cultura di massa, la cultura che nasce dalle esperienze dei
mondi virtuali, la cultura delle reti e dei social, per arrivare a comprendere
qual è oggi e quale ruolo occupa nella nostra società la cultura popolare.
L’etno-antropologo Stefano Allovio ripercorre la nostra storia evolutiva, evidenziando
come vi si possa ritrovare la forza della cultura nel costruire umanità. Come
scriveva Pico della Mirandola nel XV secolo, l’essere umano è uno straordinario
plasmatore e scultore di se stesso.
John Eskenazi, uno dei maggiori
studiosi dell’arte dell’Asia meridionale, mette a confronto le figure del
Buddha e di Alessandro Magno. Questo fortunoso incrocio sarà l'inizio di un
innesto riuscitissimo di civiltà, religione, cultura, arte e commerci. Una
straordinaria commistione di idee e stili, raccontata attraverso le immagini
dell'arte Gandhara, che nasce dall'arte ellenistico-romana, assorbe influenze
medio orientali e centro asiatiche, e finisce per determinare l'immagine del
Buddha alla guisa di un imperatore romano.
Il festival, che si è aperto con una
conferenza sulla centralità della memoria culturale “plurale”, si chiude con
uno sguardo sul futuro che ci attende. In una conferenza-lezione speciale Marco Paolini ci parla del futuro
prossimo e del ruolo sempre maggiore della tecnologia. «Non sono un esperto di
Internet, non sono un utente dei social. Non conosco la meccanica quantistica,
né le neuroscienze e la fisica, né la robotica e le intelligenze artificiali»
dice l’attore «Ma tutto questo mi riguarda e mi interessa. So che la mia vita
sta cambiando grazie o per colpa delle tecnologie che da queste innovazioni
derivano e di cui faccio uso anch’io come i miei simili».
Gli spettacoli
L’ottava edizione dei Dialoghi è festeggiata da una straordinaria esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven, venerdì 26
al teatro Manzoni, alle 21. Il messaggio di fratellanza universale della Nona
Sinfonia, adottato nel 1972 come inno europeo, è portato in scena, con la
direzione del maestro Daniele
Giorgi, dall’Orchestra Leonore, un progetto di
eccellenza culturale, che dal 2014 riunisce musicisti di prestigiosi ambiti
cameristici e di orchestre internazionali.
A trent’anni dalla morte di Primo Levi, Toni Servillo rende omaggio a una delle
voci più alte della letteratura del Novecento, sabato 27 al teatro Manzoni alle
21.30, con letture tratte da Il sistema
periodico e Se questo è un uomo,
che restituiscono – come ne Il canto di
Ulisse – il senso e il ruolo fondamentale della cultura nella vita di un
uomo.
Ogni giornata sarà conclusa al teatro
Bolognini da una proiezione cinematografica, una mini-rassegna di film di
François Truffaut legati al tema di questa edizione. Tre antropologi spiegano e
introducono tre celebri film: venerdì Il ragazzo selvaggio (ore 22.30, con
Adriano Favole); sabato Fahrenheit 451 (ore 22.30, con
Stefano Allovio); domenica L’ultimo metrò (ore 20, con Marco
Aime).
La mostra
Anche quest’anno i Dialoghi propongono una mostra fotografica, a cura di Giulia Cogoli:
“In festa. Viaggio nella cultura
popolare italiana” realizzata appositamente per il festival dal grande
maestro della fotografia contemporanea Gianni
Berengo Gardin. Sessanta fotografie in bianco e nero realizzate fra 1957 e
il 2009, che - con uno sguardo dal taglio etnografico - raccontano la società
italiana, i suoi riti e mutamenti, le feste popolari, i costumi e le tradizioni
antiche e meticce di tutte le regioni.
Dal 26 maggio al 2 luglio nelle Sale
Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia, con ingresso libero (catalogo
Contrasto).
I volontari
Fondamentale,
come ogni anno, sarà il contributo degli studenti delle scuole secondarie di
secondo grado di Pistoia e della provincia e degli studenti universitari, la
cui partecipazione negli anni è stata sempre crescente e appassionata. A loro
si uniscono i giovani volontari del festival di Cagliari Leggendo metropolitano e del festival di Livorno Il senso del ridicolo grazie al progetto
di scambio culturale Gulliver.
Ospite
del festival, inoltre, il vincitore della Borsa
di ricerca Dialoghi sull’uomo 2017,
premiato per il miglior saggio scritto sul tema di questa edizione della
manifestazione. Il testo vincitore entrerà a far parte dei libri della serie Dialoghi sull’uomo edita da UTET.
Biglietti
in vendita dal 28 aprile (€ 3,00 - € 7,00) presso La Torre, via Tomba di
Catilina, 5/7, Pistoia, o sul sito www.dialoghisulluomo.it.
Informazioni e programma: www.dialoghisulluomo.it
Cartella stampa e immagini (crediti obbligatori): http://bit.ly/2ovprwZ