LEONARDO CANNISTRÀ FLA/ESH a cura di Giosuè Prezioso e Simona Caramia Palazzo Gagliardi, Vibo Valentia 9 - 14 ottobre 2017 verince 9 ottobre, ore 9.30
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FLA/ESH è il titolo della prima personale in Calabria di Leonardo Cannistrà,
promossa ed organizzata in occasione del Tropea Festival, a cura di Giosuè
Prezioso e Simona Caramia. Per l'occasione saranno allestite a Palazzo
Gagliardi di Vibo Valentia, dal 9 al 14 ottobre, una serie di opere (tra
pitture, sculture, installazioni site-specific), che daranno nuovo corpo agli
spazi dello storico palazzo vibone. La mostra offre al pubblico un'ampia
riflessione sulla dicotomia tra vita e morte, due parti del tutto, mai in
equilibrio reciproco, sempre sbilanciate, a vantaggio dell'una o dell'altra a
seconda degli eventi.
FLA/ESH, significativo titolo, è la coniugazione di due parole inglesi: flash, che indica una visione lampo, una
fotografia, uno scatto, e flesh, che
significa carne, polpa, consistenza fisica. Osservando le opere dell’artista,
infatti, si percepisce un interesse ossessivo, psichedelico e al contempo dal
taglio fotografico, di tematiche quali il decadimento, la vecchiaia, la
consunzione, l’entropia, la morte. Nella mostra Cannistrà propone una ricerca
per immagini, che parte dalla bidimensionalità della pittura e che si rende
materia, nel ciclo di sculture a tecnica mista. Opere "in carne ed
ossa", da cui sembrano liberarsi odori e suoni di decomposizione.
La chirurgica
solerzia nella realizzazione delle sculture, realizzate in cera, bitume ed
elementi organici, si fa più gestuale, caratterizzata da un segno abbozzato e
volutamente imperfetto, nella serie Identità.
Sono tele che esibiscono corpi rubati in fotogrammi di nudità sulla rete,
che accennano ad una sessualità repulsiva, fastidiosa e tuttavia reale,
esistente e parallela. Completano l'intervento quattro installazioni
site-specific, collocate all'aperto, nel cortile esterno, che fanno di FLA/ESH
un ambiente panico, in cui l’esperienza visiva è fisica, immersiva,
partecipativa.
Raccordo visivo
dell'intera esposizione è l’installazione di chiusura del percorso Funerale ad Onion, realizzata in dialogo
con Prezioso. Al centro di un cumulo
di terra – che riecheggia il vano di una sepoltura – giace inerte, e un po’
bizzarra, la ‘salma’ di una cipolla rossa trafitta da un coltello. La cipolla,
che ha legami di forte autoctonia con la Calabria e il territorio vibonese,
funge da sarcastica icona di morte e sofferenza: trafitta, infatti, questi
produce un liquido rossastro che ricorda il sangue, e dallo stesso, per effetto
dell’evaporazione, si attiva una reazione che porta al pianto, la lacrimazione
e quindi alla fisica partecipazione
dello stante. Funerale ad Onion cita,
con sarcasmo, la leggendaria tela dell’artista francese Gustave Courbet Funerale a Ornans (1850), che in lingua
francese, per sonorità, rende ancora più fisica
e visivia l’operazione: Enterrement à Ornans.
Nella storia
dell’arte, la tela dell’artista francese traccia un passaggio fondamentale
nella concezione dell’allora ‘Arte Moderna’; l’artista stesso, infatti,
dichiara che Funerale a Ornans “è
stato in realtà il funerale del Romanticismo”, lo stesso romanticismo a cui
Cannistrà, con la crudezza e il cinismo delle sue opere, rinuncia nelle
complesse rappresentazioni della vita, la
morte e l’invecchiamento. L’allegorica ‘morte’ di una cipolla si costituisce
quindi come un atto “no-sense” - beckettiano se si vuole - che redime gli occhi
dell’osservatore da un percorso di visualizzazione ossessivo, ripetitivo,
funesto e altrettanto veritiero: quello sull’esistenza umana e il suo
decadimento.
Una chiusura
etimologicamente sarcastica, ironica
e cinica, in un ambiente altamente
tensivo.