“Stanze della Luce e dell’Ombra” di Enzo Pagano Sala delle “mura greche” BRAU-Biblioteca di Ricerca Area Umanistica piazza Bellini 60 - Napoli Mercoledì 6 dicembre 2017 - ore 17:00
“Stanze
della Luce e dell’Ombra”
di Enzo Pagano
Sala
delle “mura greche”
BRAU-Biblioteca di Ricerca Area Umanistica
piazza Bellini 60 - Napoli
Mercoledì 6 dicembre 2017 - ore 17:00
Mercoledì 6 dicembre 2017, alle ore
17:00 si inaugura la mostra personale “Stanze della Luce e dell’Ombra” di Enzo Pagano. L’esposizione, allestita
nella ‘sala delle mura greche’ della BRAU, è visitabile fino al 21 dicembre
2017.
Il titolo della mostra individua
e riassume la tematica di fondo che ha connotato il recente lavoro dell’artista
napoletano. Il termine “stanze”, mutuato dall’ambito poetico, fa riferimento ad
una serie di opere, che costituiscono le singole unità di un percorso visivo e
mentale, linguisticamente nuovo rispetto alla sua produzione precedente.
“Stanze” da intendersi come “stazioni”, tappe di un personale itinerario
pittorico, ma anche come dimore dell’immaginario, in cui prendono forma i
fantasmi privati dell’artista.
I lavori sono realizzati con
sabbia e colori ad olio, sopra lenzuola rammendate e incollate su tela o
compensato, in poche modulazioni cromatiche, per ottenere effetti di opacità o
di concentrazione della luce, la quale rimane come catturata nella materia porosa
- simile, per consistenza e colore, alle pomici vulcaniche e ai tufi flegrei e vesuviani
- evidenziandone il carattere tellurico. Le toppe, le sarciture, i rammendi,
incollati sui supporti e ricoperti di colore disegnano in superficie figure di
una geometria approssimativa entro spazi vuoti, scenari dell’immaginazione,
vibranti partizioni cromatiche, nella convergenza tra elementi materiali, mezzi
pittorici o plastici e rimandi simbolici.
Scrive Massimo Tartaglione: “La quota di rigore formale che pure
segna in maniera determinante le opere di Pagano non proviene dalla rigida
adesione a coordinate assiomatiche, né la sua pittura si conforma alla minuzia
della pennellata, alla vincolante scansione dello spazio per orizzontali e
verticali, ci troviamo infatti altrove, in un perimetro dentro il quale la
proposizione artistica trova le proprie ragioni in se stessa. Non è però,
quello di Pagano, un discorso che prende le mosse dall'opzione puramente linguistica
e quindi pretende di affermare l'autosufficienza dell'arte, la sua separatezza
rispetto ad un universo specificamente estetico; siamo in presenza invece di
una costante rifusione di elementi materiali e simbolici, che acquisiscono una
stringente qualificazione proprio nel rapporto con il medium artistico, cioè un
rapporto di carattere formale. La scelta delle tecniche artistiche e la ricerca
che vi è sottesa, così come la selezione dei materiali, dalle sabbie ai
pigmenti fino ai lacerti di tessuto o alle componenti oggettuali, non
rispondono ad una manifestazione di evidenza spettacolare, né tanto meno alludono
ad una vitalistica irruzione di brani di realtà all'interno dell'opera e quindi
ad un reciproco sconfinamento, ma si riferiscono ad una loro ricollocazione
formale, ed è per questa via che il complesso carico di valori di quegli
oggetti e di quelle evidenze materiali trovano uno spazio di risonanza
nell'opera d'arte. Si tratta di un margine d'espansione e si direbbe di
vibrazione che ne riattiva la profonda e sotterranea potenza evocativa. È
all'incirca quanto affermava Cesare Brandi a proposito dei sacchi di Burri,
rivendicando una distanza da letture troppo orientate sul versante esistenziale
ed influenzate da un traslato immediato delle drammatiche vicende belliche, ed
è quanto si può dire anche per le opere che Pagano espone in mostra. Rispetto a
quella lettura si può temperare l'asserzione dello studioso senese con
l'introduzione di una sorta di spiraglio, di smagliatura nella rete, che
consente al coagulato di valori che la materia conduce con sé di assumere una
portata non solo formale, ma evocativa, capace cioè di rendere conto delle
stratificazioni che si sono sedimentate nel corso del tempo, incrociando la
cultura con i luoghi, il territorio con la civiltà artistica, oltre che con il
personale mondo interiore dell'artista, i suoi rimandi, le aspirazioni, le
angosce. La traduzione di questo complesso di valori si realizza nel movimento
impercettibile della linea, nell'ottundere la luce o nel rimandarla a noi
modulata e variata”.
Completa la mostra l’installazione Inumbralux: una gabbia in ferro a base rettangolare, all’interno
della quale è sospesa la scritta al neon che dà il titolo all’opera. Su un
leggio, fissato al di sopra di tale struttura, si apre un libro - il Liber melancholie seu de tenebris, opera
realizzata nel 2010 - riproducente particolari della Melencolia I di Dürer, immagini frammentarie che “si pongono sotto
il segno di Spiritus phantasticus”
(Agamben), il genio della creazione artistica, oltreché dei sogni e degli
influssi magici, il putto alato della celebre incisione, all’inizio di un percorso
di rinascita, di luce che rischiara le tenebre.
titolo: Stanze della Luce
e dell’Ombra
artista: Enzo Pagano
durata: 6 - 21 dicembre 2017
dove: BRAU-Biblioteca di Ricerca Area Umanistica, piazza Bellini
60 - Napoli
orario: lunedì - venerdì / ore 9.00-18.30
ingresso: libero
catalogo: iemme edizioni - f.to: 13,5x20 - brossura - ISBN 9788899928216
- 32 pagine - 9,00 €