Mostra Performativity | Centrale Fies Dro Trento | fino al 27 luglio 2019
Performativity
Cap.I Performativity
a cura di Denis Isaia, Sara
Enrico
Marion Baruch (RO/IT) Alessandro Di Pietro (IT) Sara
Enrico (IT) Philipp Gehmacher
(AT) Francesco Gennari (IT) Esther Kläs (DE) Andrea Kvas (IT) Nicola
Martini (IT) Tania
Pérez Córdova (MX) Alessandra
Spranzi (IT) Davide Stucchi (IT)
Franz Erhard Walther (DE)
Centrale Fies art work space inaugura venerdì 21 giugno nella Galleria
Trasformatori Performativity, mostra collettiva a
cura di Denis Isaia e Sara Enrico, aperta al pubblico
gratuitamente fino al
27 luglio.
Performativity è il primo capitolo di una trilogia
sui rapporti fra la performance art e l’oggetto artistico, che verrà completata dai futuri appuntamenti sulla “performabilità” (Performability) e sulla “performanza” (Performing), rispettivamente dedicati
alla performabilità di un oggetto artistico e alla sua stessa capacità di
performare. La collettiva, lungi dal proporsi come una mostra storica, si
concentra sul lavoro di alcuni artisti dei nostri giorni, evidenziando la
vocazione performativa delle loro poetiche.
La mostra s’inserisce nelle attività di
produzione e ricerca che Centrale Fies
art work space dedica alle arti live
e al loro potenziale trasformativo nelle interazioni con altre discipline e
altri linguaggi. L’esposizione si propone di osservare le interazioni fra due
pratiche paradigmaticamente opposte - la prima basata sul tempo e la seconda
sullo spazio - mettendo a fuoco le complicità proposte dagli artisti visivi.
«Nel percorso espositivo - afferma
il curatore Denis Isaia - il livello di complicità fra gli oggetti e la
performance è variabile: a volte rimanda a un’azione precedente, altre volte è
raccolto nel processo, altre ancora evoca una coreografia latente o precisa
l’oggetto della riflessione. Gettando un nuovo sguardo su lavori scultorei, pittorici
o fotografici, Performativity ambisce a riconoscere il potere trasformativo della
performance e il suo contributo nella lettura dei nostri giorni». Prosegue l’artista e curatrice Sara Enrico: «Quando Denis mi ha
parlato di alcune riflessioni che stava facendo sulla performatività,
coinvolgendomi poi nel progetto, ho immaginato di percorrere uno spazio,
facendo incontri con delle opere che sarebbero state ideali in questo senso: forme la cui presenza non si limitasse al
dato materiale ma manifestasse quel tanto di vitale in esse contenuto, seppur
in maniera latente, nascosta, talvolta difficile da afferrare nella sua
interezza».
Il progetto per Centrale Fies
osserva alcuni esempi che rimandano a questi concetti: performatività,
performabilità e performanza, ossia la capacità degli oggetti di mostrare la
loro connessione originaria con un’azione (sia essa agita, simulata o
evocata), la possibilità che vengano essi stessi performati e la loro stessa
capacità di performare.
La mostra suggerisce degli
sconfinamenti, alcuni più palesi, come nel caso dell’opera di Franz Erhald Walter che richiama a
un’interazione diretta con il corpo, o come nel lavoro di Alessandro Di Pietro - inerte seppur caricata di energia
elettrostatica - o come nell’installazione di Andrea Kvas che argomenta la pittura lasciando che essa invada lo
spazio tridimensionale o come ancora nell’autoritratto di Francesco Gennari, che è indissolubilmente legato a un’azione o
nell’opera di Sara Enrico che
emerge da un intreccio di traduzioni. Altre ricerche narrano invece una
performatività latente che in alcuni casi prende le forme di un corpo o di una
relazione fra corpi, come per Davide
Stucchi e Tania Pérez Córdova o
di una coreografia come nel caso di Esther
Kläs, o della memoria di una precedente o di una possibile performance
come per Marion Baruch o Philipp Gehmacher, un’azione in vitro
come per Nicola Martini o come nel
caso di Alessandra Spranzi.
Performativity ribadisce la peculiare porosità della
performance, quale pratica che sfugge alla sua stessa definizione e allo
stesso tempo come nutriente poetico e formale per gli artisti visivi, creando
una connessione diretta con la vita, nonché un ponte che permette di uscire
dalle restrizioni di un linguaggio artistico, sia esso pittura, fotografia
oppure scultura.
Periodo mostra 22/06/2019 - 27/07/2019
dal 22/06 al 18/07 dal mercoledì alla
domenica dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 17:30
nei
periodi dal 19 al 21 luglio e dal 24 al 27 luglio sarà aperta anche la sera,
con orario 18.00 – 24.00
Domenica 30 giugno la mostra aprirà SOLO dalle 18.00 alle 24.00
Ingresso Libero
*Centrale Fies Art work Space è un centro
indipendente di residenza e produzione delle arti performative
contemporanee situato all’interno di una centrale idroelettrica di inizio
novecento, in parte ancora attiva, proprietà di Hydro Dolomiti
Energia.
Il progetto, avviato nel
1999 da Barbara Boninsegna e Dino Sommadossi con la Cooperativa il
Gaviale sull'esperienza del festival drodesera (nato nel 1981),
è di fatto una vera e propria impresa culturale la cui attività è connotata da
un modello di sostenibilità ibrido, cui concorrono contributi pubblici e
privati. Centrale Fies è il primo esempio in Italia di recupero di
archeologia industriale a fini artistici e culturali all’interno del
quale si rinnovano le sperimentazioni su pratiche, modalità e processi
produttivi legati alle residenze artistiche (anche family friendly!) e alle
arti performative.
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FRIENDLY ENVIRONMENT
Arte, design, politica, filosofia, attualità,
architettura, cultura, turismo, eredità, pensiero: tutto quello che c’è da
disimparare per comunicare un mondo che cambia. A Centrale Fies, luogo dove
si incrociano discipline e pensieri, dove si elaborano teorie e sperimentano
pratiche che spesso non hanno una sola collocazione perché
transdisciplinari, nasce anche un team modulare che studia, sperimenta e
disseziona codici contemporanei per riorganizzarli in comunicazione
specializzata. UNPRESS è un progetto di
Luca Melchionna (giornalista free lance) e Virginia Sommadossi
(comunicazione e identità visiva Centrale FIES)
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