ORDET – Samson Young: Closer Reading – fino al 5 maggio 2021
Samson Young, Closer Reading, exhibition view, Ordet, Milano, 2021. Foto: Nicola Gnesi. Courtesy l'artista, Ordet, Milano e Galerie Gisela Capitain, Colonia.
Costruzione formale e forme imperfette, tempo e coscienza sono solo alcuni dei territori che Samson Young (n. 1979, Hong Kong) esplora in Closer Reading, la sua prima personale in Italia. Riconosciuto per una pratica che intreccia paradigmi multiculturali ed esperienze cross-mediali, Young prende come punto di partenza un gruppo di opere realizzate durante la sua residenza al Ryosoku nel tempio Kennin-ji, il più antico tempio zen di Kyoto. Nel corso delle settimane, l’artista ha portato avanti le sue ricerche e riflessioni sul significato di “forma”.
Per la mostra da Ordet, Young impiega video, disegni, opere sonore e installazioni per generare un ambiente articolato e immersivo. Ogni opera è connessa e allo stesso tempo rivela la sua unicità, nella speranza di poter svelare certe credenze fondanti sul funzionamento delle cose. Esistono diverse verità che attendono di essere esplorate. La video installazione Sonata for Smoke (2020, rivista nel 2021) è una sequenza di azioni e immagini caratterizzata da senso indefinito di direzione e un motivo ricorrente, in una coreografia di eventi che avvengono nel tempo e nello spazio. Alcuni oggetti completano l’installazione: un gruppo di leggeri pezzi in argilla sulla cui superficie sono impresse forme ed elementi architettonici del tempio e un libro di scritture Zen con un cerchio disegnato sulla copertina.
I disegni della serie Landschaft (Ryosoku-In) (2020) sono stati realizzati nel giardino del tempio Kennin-ji e riproducono i suoni provenienti dall’ambiente e dalle attività che circondavano l’artista. Nel piccolo lightbox Tonight (2020), Young ha racchiuso molti dei suoi pensieri di quel periodo: gli Smashing Pumpkins, la world music, le proteste a Hong Kong. Una delicata immagine è appena visibile quando la superficie si illumina: una fotografia scattata dall’artista a Sarnath, in India, di un cartello che diffida i pellegrini dal continuare ad applicare foglie d’oro sui muri di mattoni del sito, ignorando le indicazioni degli archeologi. Un piccolo schermo si aggiorna con una grafica generata da un chip e una riga di testo che recita: “l’apice del discorso”. Nell’ultima sala, Song Without Words (Computational Mantra) (2021) è un’installazione sonora auto-generativa a 8 canali. Alla base, tre programmi fungono da “improvvisatori” e un programma da “direttore”. Sebbene la musica in generale abbia una “firma” riconoscibile, non si ripetono due momenti uguali e tutti i suoni vengono generati in tempo reale. Ascoltando la composizione a breve distanza, avvicinandosi ai suoni che si propagano attraverso la configurazione degli altoparlanti, l’ascoltatore può provare conforto e incoraggiamento.
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