Matera, 07/09/2021 - La mostra “Perimetro
del sensibile”, ideata e curata da Giacomo Zaza, propone una
selezione ragionata di opere di Giuseppe Spagnulo (Grottaglie, 1936 –
2016) e di Raffaele Quida (Lecce, 1968). Il progetto espositivo nasce dal desiderio di perlustrare
prospettive visive che elaborano nuovi spazi e forme del sensibile.
Tale perlustrazione avviene attraverso due esperienze artistiche
contemporanee negli spazi seicenteschi della Chiesa della Madonna del
Carmine (1608-1610) di Matera - inglobata nel Palazzo Lanfranchi (ex
Seminario realizzato nel 1684). Le due pratiche artistiche,
individuate da Zaza, degli artisti Spagnulo e Quida,
benché distanti per differenze generazionali, appaiono
incredibilmente affini per l’attitudine alla riformulazione dello
spazio materiale e simbolico. Come sottolinea Giacomo Zaza:
“L’itinerario delle opere nella chiesa di Matera, d’accordo
con il pensiero del filosofo Jacques Ranciére, produce un’incertezza
sulle forme ordinarie dell’esperienza sensibile, escogitando
perimetri di percezioni e suggestioni che, partendo dal
valore archetipico delle presenze geometriche di Spagnulo e dalla
materia ricettiva e impressionabile di Quida, approdano a un nuovo
ordine di visibilità e di spazialità, tanto materica/sinestetica
quanto simbolica, misteriosa e poetica”. Ed ancora, sempre con le
parole di Zaza: “Lasciando collassare generi e gerarchie, le
pratiche dei due artisti invitano il nostro sguardo a incontrare e
interagire con molteplici perimetri della visione. Una visione
austera, sospesa e magmatica, in Giuseppe Spagnulo, oppure mutevole,
silenziosa e permeabile, in Raffaele Quida”.
La mostra inoltre dipana una relazione dissonante con gli
ambienti e gli elementi decorativi della chiesa sconsacrata.
Lungo l’unica navata, percorrendo progressivamente le sei
nicchie laterali (tre per ciascun lato), incontriamo le
opere di Spagnulo e di Quida, in felice corrispondenza tra loro; esse creano
delle postazioni aniconiche, a tratti ermetiche e incognite, che
diventano ipotesi di perimetri in cui campeggiano solidi geometrici
“impuri”, neri e imperturbabili, o materiali fotosensibili (come la
carta termica) che ostentano superfici in divenire, dove si
sedimentano segni monocromatici in lenta trasformazione.
In contrasto con le ricche decorazioni marmoree seicentesche (in
particolare gli altari marmorei) e i motivi policromi delle
cornici, le forme elementari create da Spagnulo si
presentano come ombrose, telluriche, imperfette, dense d’interstizi e
sempre votate alla sensibilità. La loro superficie ruvida e
irregolare, stridendo rispetto ai vistosi elementi decorativi,
riporta continuamente l’attenzione a uno spazio in cui prevalgono i
rapporti tra pieno e vuoto, negativo e positivo, presenza e assenza.
L’ossido di ferro, la sabbia vulcanica e il carbone animano e plasmano
questo spazio di valenza geometrica che vuol essere vivente, intenso
e, per certi versi, interiore.
Su un versante dialogico, i perimetri di Quida racchiudono
processi sensibili non conclusi, dove si sedimentano tracce e
gesti, a volte mai direttamente palesati. Ad esempio, nell’opera
intitolata Antropologia sociale, s’intravedono delle
impronte sulla carta fotosensibile, le stesse riproposte su una
lastra di marmo accanto alla carta, mediante segni scavati e riempiti
con la polvere di estrazione. In questo caso Quida accosta due
superfici, intese come due dimensioni: una stabile, dove permane la
traccia del passaggio dell’uomo, l’altra in continuo divenire, in
perenne relazione con la vita dello spazio che la ospita – simile
alla relazione dell’opera Luce da Nord con il
contesto nel quale viene collocata.
Dunque, combinando opere di Spagnulo dei primi anni Novanta e opere
di Quida degli anni Duemila, la mostra affronta una spirale di temi
che si alternano senza mai definirsi completamente: immobilità e
trasformazione, struttura razionale e impeto magmatico, superficie e
profondità, casualità e geometria, bordo e sconfinamento, sensibile e
soprasensibile.
Sotto il Patrocinio del Museo Nazionale d’Arte Medievale
e Moderna di Matera, della Provincia di Matera e
del Comune di Matera, la mostra nella Chiesa del Carmine
in Palazzo Lanfranchi, a Matera si avvale della collaborazione
della Cosessantuno Artecontemporanea, della Fondazione
per l’Arte e le Neuroscienze F. Sticchi, e delle collezioni
Fraccalvieri e Sirressi di Santeramo per il prestito delle opere di
Giuseppe Spagnulo.
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