A cavallo di un manico di scopa, fiaba, mito e narrazione-a cura di Manuela De Leonardis-ex Asilo- L'Aquila
SEMINIAMO ARTE IV - ARTE
CONTEMPORANEA DIFFUSA
Nell’ambito di Seminiamo Arte IV edizione organizzata dal MuBAq - Museo dei
Bambini L’Aquila con il coordinamento di Lea Contestabile e Antonio Gasbarrini
e il Patrocinio del Comune dell’Aquila viene presentata la mostra
A cavallo di un manico di scopa. Fiaba,
mito, narrazione
la favola | il sogno | lo specchio | il
mito | il gioco | l’infanzia | la memoria | la narrazione
Ali Assaf, Paola Babini, Cimen Bayburtlu,
Marco Bernardi, Massimiliano Camellini, Franco Cenci, Primarosa Cesarini
Sforza, Lea Contestabile, Laura De Paolis (LADEPA), Federica D’Ambrosio, Angela
Ferrara, Antonella Gandini, Gabriele Lamberti, Claudio Martinez, Ahmed Faizan
Naveed, Paola Paganelli, Marina Quaranta, Virginia Ryan
a cura di Manuela De Leonardis
ex Asilo Viale Duca degli Abruzzi,
L’Aquila
dal 17 al 31 agosto 2024
opening mercoledì 17
luglio ore 17
La mostra collettiva A cavallo di
un manico di scopa. Fiaba, mito, narrazione, che nel titolo trae
ispirazione dalla raccolta di saggi A cavallo di un manico di scopa (pubblicata
nel 1971) dello storico dell’arte Ernst H. Gombrich, attraverso la declinazione
fiaba-mito-narrazione permette un attraversamento trasversale delle diverse
sfaccettature della vita dell’essere umano, fornendo indicazioni pedagogiche
che sono alla base delle regole dell’esistenza.
La favola, il sogno, lo specchio, il mito,
il gioco, l’infanzia, la memoria, la narrazione sono anche le “parole chiave”
che hanno guidato 18 artiste e artisti internazionali - Ali Assaf, Paola
Babini, Cimen Bayburtlu, Marco Bernardi, Massimiliano Camellini, Franco Cenci,
Primarosa Cesarini Sforza, Lea Contestabile, Laura De Paolis (LADEPA), Federica
D’Ambrosio, Angela Ferrara, Antonella Gandini, Gabriele Lamberti, Claudio
Martinez, Ahmed Faizan Naveed, Paola Paganelli, Marina Quaranta, Virginia Ryan
- nell’interpretare questo ampio tema, prendendo per mano spettatrici e
spettatori di ogni età in un viaggio che è prima di tutto introspettivo.
La favola è anche esercizio di
emancipazione dai luoghi comuni, dalla pericolosità di un pensiero ottuso,
indottrinato e prevedibile che contempla un improbabile lieto fine.
Dal mito alla favola: seguendo un
itinerario che parte dall’antichità e travalica confini temporali e geografici,
troviamo subito il leone e il topolino di Esopo modellati da Angela
Ferrara in terracotta smaltata come metafora dell’amicizia tra il
piccolo e il grande, così come le sirene di Virginia Ryan migrate
nell’iconografia di Mami Wata, simbolo dell’archetipo femminile al di qua e al
di là dell’Oceano Atlantico e l’uovo cosmico di Federica D’Ambrosio che
trae ispirazione dalla creazione dell’universo secondo una tradizione induista.
La narrazione è una trasmissione
generazionale affidata tradizionalmente agli anziani, custodi di un patrimonio
culturale e identitario che si tramanda ai più giovani. Nelle fotografie
di Ahmed Faizan Naveed i loro ritratti sono circondati dagli
alberi in plexiglass colorato dell’installazione di Paola Babini:
alberi che affondano le radici nella storia passata con le chiome che svettano
sui tronchi, rivolti verso il cielo come antenne che si propagano verso il
domani.
Al rovesciamento dei ruoli con
l’abbattimento degli stereotipi di genere ci pensa, invece, Franco
Cenci con la rilettura della favola di Cappuccetto Rosso non
più bambina ingenua, vittima delle voraci attenzioni del lupo, ma lei stessa
soccorritrice dell’animale “cattivo” minacciato dai cacciatori. L’eco di questa
favola, insieme a Le Scarpette Rosse e Barbablù -
esemplificazioni della lotta tra il bene e il male - affiora anche
nell’installazione di Antonella Gandini con acquarelli e
fotografie di matrice onirico-surreale in cui si assiste alla restituzione di
potere alle figure femminili per lo più descritte come fragili, indifese e
insicure.
Dedicate al tema “deposizione/fiaba” le
sculture di Marina Quaranta che mette in relazione la
raffigurazione della Principessa sul pisello, Biancaneve e La
bella addormentata con l’iconografia del monumento funerario: qui lo
slittamento dal mondo reale a quello della fiaba lascia una porta aperta alla
rinascita, alla guarigione, al perdono.
Fate e creature mitologiche popolano le
coloratissime e poetiche opere tessili di Cimen Bayburtlu in
cui le figure ricamate sembrano affiorare dal subconscio e con leggiadria
trasformano le paure in momenti di gioia e viceversa. Narrazioni
complesse, evidentemente, che incoraggiano nuove possibilità nella percezione
di storie e favole tradizionali attraverso un’imprescindibile presa di
coscienza da parte del soggetto. L’ambiguità della rappresentazione, in ogni
caso, pone di fronte a molteplici considerazioni e quesiti, partendo dalla
consapevolezza che il racconto non è mai così immediato diversamente
dall’apparenza.
L’immaginario popolare è fonte
d’ispirazione anche per Gabriele Lamberti con la sua pittura
di velature e sovrapposizioni in cui l’ironia è strumento di negoziazione di
meraviglia e crudeltà, divertimento e serietà. La sua palette di colori
vibranti si ricollega, in parte, a quella delle illustrazioni di Laura
De Paolis (LADEPA) che indaga con grande sensibilità il legame tra
l’essere umano e la natura, in un dialogo serrato con il proprio mondo
interiore.
Magia, incantesimo e metamorfosi sono
altri elementi ricorrenti nell’affrontare mito e fiaba: nei fotomontaggi
di Claudio Martinez si parla di un “ipotetico incontro” in cui
l’autore, nell’autorappresentazione all’interno di paesaggi improbabili e dalle
atmosfere oniriche, diventa presenza metaforica circondato com’è da tartarughe
preistoriche e gigantesche lumache, lui stesso nei panni di un moderno
centauro.
Al mito della creazione, nella sua deriva
di abnorme e mostruoso, ci riportano le fotografie in bianco e nero di Massimiliano
Camellini. In questo viaggio fotografico nei laboratori degli effetti
speciali per il cinema, dove artisti-scienziati ambiscono a ricreare la
vita riproducendo l’uomo dalla materia inanimata, si consuma un’ossessione
che dalla notte dei tempi accompagna l’evoluzione dell’essere umano.
Benché linguaggi, tecnica e materiali
siano profondamenti diversi, c’è un vero e proprio fil rouge tra
le immagini fotografiche di Camellini e le opere tessili di Paola
Paganelli in cui la tridimensionalità veicola un immaginario
di animali fantastici, bambole, fantocci e “mostriciattoli” in una rappresentazione
che sconfina tra visibile e invisibile.
Invece, nel calarsi nel ruolo di Narciso,
memore della lezione caravaggesca, Ali Assaf manifesta
l’urgenza di rivedere uno dei più raffigurati miti della classicità con uno
sguardo contemporaneo. L’esperienza personale dell’artista diventa un monito
nell’affrontare tematiche di estrema urgenza per la collettività, come
l’inquinamento dell’ambiente e le sue conseguenze. Un Narciso adulto si
riflette, quindi, in acque che diventano torbide e dense di rifiuti, finché
l’immagine stessa dell’artista non scompare del tutto lasciando affiorare solo
un senso di frustrazione e impotenza.
Ma torniamo al mondo dell’infanzia con la
sua carica di leggerezza, ingenuità, colore. Come non perdersi nel mondo
incantato di Lea Contestabile che con i suoi ricami, i
disegni, le sculture, le installazioni coltiva “giardini” che sono un flusso di
ricordi profondamente legati alla famiglia e al territorio? Anche Primarosa
Cesarini Sforza nelle sue piccole lavagne riporta la freschezza di una
natura tracciata con trame e fili sospesi: la cifra espressiva del non finito
garantisce allo sguardo una maggiore libertà.
Giocare è il verbo che riconduce, infine,
alle sculture “soft” di Marco Bernardi: un cubo ad incastro, un
aeroplano e anche un carrarmato. Giochi pericolosi a dispetto della natura
morbida che li caratterizza.
Immaginifica orchestrazione di una visione
corale, A cavallo di un manico di scopa. Fiaba, mito, narrazione trasforma
il primo piano dell’ex Asilo di Viale Duca degli Abruzzi in un luogo
“incantato”, e anche per questo effimero, per grandi e piccini.
Allestimento Architetto Dino Lorusso
ex Asilo Viale Duca degli Abruzzi,
L’Aquila
Ingresso libero
Per informazioni
Lea Contestabile
Tel email: lea.contestabile@gmail.com, cell. 3396274730 - 3333887274